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Sin dagli anni ’70 del Novecento sono stati scritti testi che trattavano d’energie alternative e mercato mondiale dell’energia ma il tranquillo tran-tran del mercato energetico mondiale, a parte qualche scossone, non ha subito nell’ultimo trentennio del secolo profonde trasformazioni.
Oggi, per una serie di cause che saranno esaminate nel testo, la situazione sta cambiando rapidamente: aumento dei consumi energetici e del corrispondente inquinamento d’aria ed acqua, riduzione del tasso di scoperta di nuovi giacimenti di combustibili tradizionali, forte localizzazione in alcune aree delle risorse e crisi economica mondiale.
Quella che si sta evolvendo sotto i nostri occhi, telegiornale dopo telegiornale, è una situazione sempre più intricata dalla quale emerge sempre più chiaramente un dato: i combustibili fossili stanno creando instabilità internazionale, inquinamento atmosferico ed incertezze sul futuro energetico dell’umanità giacché, per la prima volta da un paio di secoli a questa parte, s’intravede lo spettro del loro esaurimento.
Pur mantenendo le attuali quote nella produzione idroelettrica e termonucleare, con il progressivo esaurirsi di petrolio e gas metano nell’arco dei prossimi cinquant’anni, l’umanità dovrà trovare nuove fonti energetiche che coprano l’equivalente del 70% dell’attuale fabbisogno.
La sostanziale differenza fra la ricerca odierna di fonti alternative, rispetto al 1970, è rappresentata da un approccio meno ideologico e più pragmatico: allora si dissertava su un diverso approccio “culturale” al problema, oggi dobbiamo trovare realmente qualcosa di nuovo per muoverci, riscaldarci, far funzionare gli apparati industriali e le utenze civili.
Per raggiungere lo scopo è essenziale abbandonare atteggiamenti di pura contrapposizione ideologica, arroccamenti su posizioni di estrema difesa, sia nel campo ambientalista sia in quello avverso e meditare sul fatto, sin troppo ovvio, che quando si sta al freddo si battono i denti tutti assieme.
Il lavoro da fare è ancora molto: pur esistendo già valide alternative sarebbe importante, in breve tempo, far partire programmi di sperimentazione su scala ridotta per “testare” sul campo queste nuove tecnologie, rimediare agli inconvenienti che inevitabilmente emergono nelle fasi sperimentali e procedere quindi alla costruzione dei primi impianti “pilota” per la produzione energetica.
Sappiamo che la fretta è cattiva consigliera ma, se consideriamo che la fase di sperimentazione che precede l’immissione sul mercato di un nuovo modello d’autovettura dura alcuni anni, dobbiamo riconoscere che per ristrutturare l’apparato mondiale d’approvvigionamento energetico sono necessari decenni.
Può un libro, da solo, cambiare la situazione? Ovviamente no, ma lo scopo della divulgazione scientifica è proprio la diffusione del sapere su scala più ampia, oltre la cerchia degli “addetti ai lavori”.
Per questa ragione voglio ringraziare il lettore per la pazienza ed il tempo che dedicherà alla lettura del libro, giacché il lettore è anche critico, consumatore, spettatore, elettore.
“La storia siamo noi” recita una nota canzone di Francesco de Gregori: per esserlo veramente non possiamo permetterci il lusso di non sapere.